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Anche la nostra PC in Liguria

Tempestiva la risposta del nostri volontari di Protezione Civile mobilitati dalla sede nazionale ad intervenire in Liguria.

Sono oltre 200 i volontari della Protezione civile ANA impegnati, con vari turni, negli aiuti alla popolazione ligure, colpita dalla grave alluvione nello spezzino prima e nel genovese poi.

Altri alpini stanno lavorando al seguito delle colonne mobili regionali di Liguria, Piemonte, Toscana e Lombardia.
A Rocchetta di Vara i volontari della sezione di Bergamo, per espressa volontà del sindaco, gestiscono sin dall’inizio anche il Centro operativo comunale, mentre a Borghetto di Vara sono stati impegnati prima i volontari delle sezioni ANA di Brescia, Genova e delle sezioni dell’Emilia Romagna ai quali si sono via via unite squadre anche della Lombardia.
Sin dall’inizio gli alpini stanno operando con l’ausilio di escavatori, pompe idrovore, torri faro e altra attrezzatura leggera.
In dotazione anche una cucina da campo gestita dagli alpini delle sezioni di Varese, Monza, Pavia e Bergamo.
Una nostra squadra del Nucleo di Caspoggio, con 12 elementi è all’opera da sabato 5 con base a S. Stefano Magra e da giovedì verrà alternata con una squadra mista dei Nuclei di Tresivio, Montagna e Ponte, coordinati dagli infaticabili Marco Bricalli e Carlo Cassani, presenti sul posto dal 1° di novembre.

Anche in questa occasione le strutture della P.C. nazionale hanno diffuso appelli sconsigliando l’intervento di volontari non inquadrati in strutture ordinate.
UN ARTICOLO SUI VOLONTARI SINGOLI:
(con un commento di Bonaldi Coordinatore Nazionale della P.C. ANA)

Si chiamano gli “Angeli col fango sulle magliette”, come i volontari dell’alluvione degli Anni Settanta. Vogliono rimboccarsi le maniche e liberare le strade di Genova resa irriconoscibile dal nubifragio del 4 novembre. Sono uno dei primi gruppi nati su Facebook dopo la tragedia costata la vita a 6 persone. Ma sono in tanti a riunirsi sui social network, per poi incontrarsi in città. La parola d’ordine per tutti è fare qualcosa per rendersi utili.
“La buona volontà, però, da sola non basta. Bisogna essere organizzati, oltre che preparati. Altrimenti si rischia di intralciare il lavoro dei soccorritori”. Un’indicazione chiara e precisa quella che la Protezione Civile rivolge agli aspiranti volontari.

“Dobbiamo essere orgogliosi della solidarietà degli italiani – dicono a Sky.it dal Dipartimento guidato dall’ex prefetto Gabrielli ancora prima ancora del nubifragio che si è abbattuto su Genova – Basti pensare che nelle prime 72 ore dopo l’alluvione in Liguria (dal 25 al 28 ottobre, ndr) il contact center della Protezione Civile (800 840 840) ha ricevuto quasi 300 telefonate. E oltre 100 erano offerte da parte di volontari. Nella settimana tra il 25 e il 31 ottobre, invece, sono stati 31mila gli utenti unici del sito internet del Dipartimento. Il 30% degli accessi che totalizza in un mese”. Una macchina imponente, quella della solidarietà, che però va guidata. “Potrà sembrare cinico – aggiungono – ma il singolo cittadino deve restare a casa”.
Cosa bisogna fare allora?

Per prima cosa occorre mettersi in contatto con la Protezione Civile o la Prefettura; saranno loro a indicare le strutture e le associazioni alle quali offrire il proprio aiuto.
E bisogna evitare, sempre, di mettersi in moto da soli verso le zone calamitate. Il rischio è quello di intralciare i soccorsi ed essere rispediti a casa. O, peggio ancora, di trovarsi in situazioni di pericolo. Per questo motivo, nelle ore successive all’ondata di maltempo che ha investito Liguria e Toscana, la Protezione Civile ha rivolto un appello ai cittadini a non improvvisarsi volontari. Altro consiglio utile, è rispondere agli appelli dei Comuni o alle raccolte fondi come, ad esempio, quella di Sky.it e La Repubblica per permettere la riapertura di una scuola a Monterosso.
“Martedì sera, (25 ottobre, ndr) mi ha chiamato il Dipartimento e mi ha detto di allertare tutti i nostri centri sul territorio. Dopo qualche ora mi è stato detto in quali aree saremmo dovuti intervenire. E siamo partiti per Brugnato. Era notte, non si vedeva nulla, solo una massa di fango alta più di 2 metri”. Giuseppe Bonaldi, responsabile dell’Associazione Nazionale Alpini, racconta le ore convulse che seguono la diramazione del comunicato di allerta. “Funziona sempre così, arriva la telefonata e bisogna partire. Occorre agire in fretta e più si è organizzati, meglio è. Se un cittadino vuole essere efficace deve iscriversi a un’associazione riconosciuta. E’ anche una questione di praticità. Oltre a sapere su quante persone possiamo contare, abbiamo bisogno di capire per quanti volontari occorre trovare da dormire e da mangiare. E poi, ci vogliono anche competenze specifiche. Durante l’emergenza occorre mettere in sicurezza le persone, non ci si può improvvisare”.

“Subito dopo il terremoto dell’Aquila volevo partire come volontario. Non avevo nessuna formazione e non facevo parte di nessuna organizzazione, per questo motivo mi è stato consigliato di restare a casa” racconta Giacomo Sasso. Oggi è segretario di Arenzano è Futuro, una delle associazioni che si è attivata dopo l’alluvione. “Abbiamo contattato la Protezione Civile e la Croce Rossa e ci hanno chiesto di portare garze sterili, stivali, vestiti e k-way. Ci siamo attivati anche per raccogliere beni di prima necessità, e abbiamo già consegnato 2, 5 tonnellate tra vestiti, coperte e generi alimentari”.
“L’emergenza però – ricordano dalla Protezione Civile – non è solo quella delle ore immediatamente successive alla tragedia. Per riportare la situazione alla normalità occorre tempo e l’impegno di tutti. Anche quando si smette di parlarne, abbiamo la responsabilità di non dimenticare chi affronta le piccole difficoltà quotidiane”.

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