“L’intimo dovere di esserci” di Cesare Lavizzari
“Che bravo che sei. Sei salito anche se non sei più consigliere nazionale.”
Queste parole mi sono state dette a pochi passi dalla Colonna Mozza ed hanno suscitato in me uno stupore davvero profondo.
Sono sempre salito in Ortigara. Che io ricordi una sola volta mi è capitato di non partecipare all’annuale pellegrinaggio quando, già consigliere, sono stato comandato a partecipare ad altra cerimonia purtroppo contemporanea.
Tranne che per quell’unica occasione il Pellegrinaggio l’ho sempre fatto: l’ho fatto da alpino prima di entrare in consiglio, poi da consigliere ed ora sono tornato a farlo da semplice alpino e continuerò a farlo sempre con il medesimo trasporto ed identica passione.
Ai pellegrinaggi alpini si partecipa spinti da un’esigenza intima, da un dovere che sentiamo come personalissimo.
Non certo per mero dovere istituzionale.
Torniamo per poter camminare in silenzio su quei sentieri che cento anni fa videro il sacrificio ed il valore dei nostri Padri e per riflettere.
Torniamo lì per dir Loro che non ci siamo scordati e che abbiamo tenuto fede a quel giuramento che Padre Bevilacqua nel 1920 sintetizzò bene con quel potentissimo “A rivederci!” che suona per noi come un comando e non come un semplice auspicio.
Torniamo per restare ancorati alle nostre radici e per calibrare la nostra personalissima bussola che ci aiuta mantenere la rotta in una società ormai quasi completamente impazzita.
Torniamo anche e soprattutto per fare i conti con noi stessi e verificare se il nostro agire non abbia in qualche modo tradito tanto valore e tanto sacrificio.
Torniamo, insomma, per riscoprire e consolidare la nostra identità come ha giustamente osservato Beppe Parazzini al Pellegrinaggio del Colle di Nava all’inizio del mese.
Identità fatta di cose semplici e dirette. Priva di fronzoli inutili.
Identità fatta di serena accettazione dei doveri come prezzo per avere il privilegio di far parte di una famiglia, di una comunità.
Identità che ci spinge a sentire compassione e a comportarci di conseguenza.
Che ci impedisce di girare la testa dall’altra parte magari alzando la voce in modo che altri si muovano.
Identità che ci è stata tramandata dai nostri nonni e dei nostri genitori che ci ripetevano come un mantra quel “prima il dovere e poi il piacere” che ha caratterizzato l’infanzia di tutti noi.
Identità che ci impone di combattere una battaglia solo perché giusta a prescindere dal fatto che abbia o meno speranza di vittoria.
Identità che ti consente di guardarti allo specchio tutte le mattine senza avere paura di guardarti negli occhi.
Per questo e molto altro noi torniamo tutti gli anni in Ortigara e partecipiamo agli altri Pellegrinaggi associativi.
Per ricordare che noi siamo i figli della “leva obbligatoria” e che ad essa dobbiamo moltissimo.
Quest’anno, poi, ricorre il centenario di quella orrenda battaglia e tutto ciò ha assunto un sapore ancor più intenso e ci obbliga a mantenere la guardia ancora più alta a difesa di quel modo di essere, di quello stile di vita che i nostri Padri hanno saputo mantenere in momenti ben più difficili.
Cesare Lavizzari
(Tratto da Facebook)